Sette anni fa si preoccupava per l’ecosistema montano. Poi, a caccia di voti, lanciò i vaffa…

Passata la bufera elettorale dovrebbe essere concesso anche in un blog che si reputa fuori della mischia accennare al lato “naturale” di Beppe Grillo che oggi, con il suo movimento, sembra aspirare a una collaborazione con il Gruppo europeo dei Verdi. Al di là delle simpatie o antipatie che può suscitare, le carte in questo caso dovrebbe averle in regola.
Per anni il leader dei parlamentari a cinque stelle si è occupato dell’ecosistema, e di quello alpino in particolare, con scritti approfonditi e ben documentati che non vanno dimenticati.
Fra tanti parlamentari che si dicono amici della montagna, salvo errori, nessuno si è mai spinto tanto in là con le denunce. Non aveva ancora dato il via alla serie dei vaffa day Grillo quando, collaborando con le pagine della rivista “Internazionale” (era il 25 gennaio 2007), affrontò un argomento tabù: quello della neve artificiale.
“La neve manca?”, scrisse con il consueto sarcasmo ma anche con quel radicalismo democratico che ne rappresenta l’arma vincente, “e allora facciamola. Cento milioni di metri cubi d’acqua, 600 milioni di kWh e 800 milioni di euro: tanto è costato nel 2004 produrre 200 milioni di metri cubi di neve commerciale sulle Alpi con decine di migliaia di cannoni da neve. Equivale al consumo d’acqua di una città di 1,5 milioni di abitanti e al consumo annuale domestico di 130mila famiglie di quattro persone. Per trenta centimetri di neve artificiale su un ettaro di pista occorrono mille metri cubi d’acqua, pari al consumo annuale domestico di venti famiglie di quattro persone, e 25.000 kWh, pari al consumo annuale domestico di sei famiglie di quattro persone. Per innevare un chilometro di pista servono 650mila euro di investimenti e 30-50mila euro di costi annuali d’esercizio”.
“Ma che cosa pensare”, si chiese, “dell’elisnow, cioè portare con l’elicottero la neve là in basso ad alcuni facoltosi sciatori? Non ci volevo credere finché non l’ho visto con i miei occhi: con 150 voli di elicottero e per 300mila euro hanno trasportato seimila metri cubi di neve per ricoprire la stretta lingua verde della pista di slalom di Kitzbühel a fine gennaio”.
Conclusione?
“Se fosse vero che il pil è la principale misura del nostro benessere, dovremmo rallegrarci”, scrisse Grillo sette anni fa (ma non è che le cose siano cambiate: a Soci per le Olimpiadi invernali sono stati convertiti in neve 870 milioni di litri di acqua mediante 400 sparaneve).
Perché dovremmo rallegrarci per quest’anomalia della neve artificiale? Semplice. “La neve che cade dal cielo è gratuita, non aggiunge un solo euro al pil. È solo la neve commerciale che lo fa crescere, perché per farla si muovono miliardi di euro. Avere ciò che prima era gratuito ora ci costa milioni di ore di lavoro, di metri cubi d’acqua, di kWh e centinaia di migliaia di tonnellate di metalli, cemento e plastica. Sciamo esattamente come prima, ma il pil ci dice che ora il nostro benessere è aumentato”.
Grillo con il suo blog è stato un punto di riferimento per diverse battaglie a favore delle nostre montagne, compresa la vergogna delle Alpi Apuane. Dove l’avidità di poche famiglie e le compiacenti amministrazioni stanno distruggendo queste stuopende montagne con l’attività estrattiva. Un esempio? Fino al 1950 erano 15.000 i cavatori delle cave, che con un durissimo lavoro riuscivano ad estrarre poco marmo. Oggi, con appena 1.000 lavoratori, che dispongono di alta tecnologia, si riescono a carpire alla montagna ogni anno 1.500 tonnellate di marmo per addetto, con un totale annuo di 1.500.000 tonnellate di blocchi.
Un dubbio. Si è fatto forte recentemente Grillo, nelle sue campagne piene di invettive, di queste campagne per la conservazione della natura? O è passato oltre nella convinzione che le montagne con i loro problemi non portino voti?
A parte questo, va ribadito per chi la vuole capire che la copertura nevosa artificiale modifica l’ecosistema dei prati e favorisce l’erosione del suolo. La ricerca di un istituto scientifico svizzero dimostra che l’innevamento artificiale provoca squilibri non indifferenti nella flora alpina perché viene ritardata la ripresa primaverile e molte specie di erbe e piante, non potendo raggiungere la maturazione, nel tempo si estinguono. Peccato che la letteratura scientifica in materia risulti scarsa, segno che davanti alle risorse economiche dell’oro bianco e agli investimenti a cui si è accennato i ricercatori preferiscono o, peggio, sono costretti a restare “blindati”. Riusciremo mai a sapere come stanno davvero le cose?
Ser
Come mai nelle sue ultime campagne elettorali Grillo non ha mai accennato a questi problemi?
Secondo me perché sapeva che parlare di difesa dell’ambiente non gli avrebbe portato voti. Perché in realtà non è la difesa dell’ambiente che gli interessa, bensì raccattare quanti più elettori possibile assecondando il lato peggiore delle persone.
Di questo tipo di personaggi io diffido nel modo più assoluto.
Detto questo, mi auguro che si arrivi presto a deliberare perché l’ambiente in generale, non solo quello delle amatissime montagne, possa essere ben difeso.