Sentieri delle Alpi verso il futuro tra camminatori “slow foot”, pedalatori e scatenati ultratrailer

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Un’immagine dell’Orobie Vertical. I concorrenti raggiungono il rifugio Coca, a quota 1.892, dopo una corsa che li porta a compiere un dislivello di ben mille metri.

Gli italiani sono un popolo di camminatori? Chi va abitualmente per sentieri sa che non è del tutto vero. O non lo è ancora. Le lingue ufficiali del popolo dei camminatori sui nostri sentieri sono per lo più il tedesco, l’inglese, il francese. Per non sbagliare, sui sentieri ci si saluta con un grussgot diventato ormai universale o meglio con un grüezi, considerata la vicinanza con la Svizzera. Ma mai dire mai. I tempi sono maturi per una presa di coscienza da parte degli italiani più sportiveggianti.

Dell’argomento si discute sabato 21 giugno alle ore 14 a Gromo (Bergamo) dove è in programma, nell’ambito del Festival delle Alpi, il convegno nazionale “I sentieri delle Alpi (vanno) verso il futuro”, moderatore Renata Viviani, presidente del Cai Lombardia.

Si direbbe che al simposio si parta con il piede giusto con una relazione di Annibale Salsa, illustre antropologo e past presidente del Cai, sulle Alpi in rete attraverso i sentieri: un patrimonio di beni comuni per “sentire” la montagna in modo intelligente.

La parola poi passa a rappresentanti della Liguria, Piemonte, Lombardia, Grigioni, Trentino, Austria e Venezia Giulia per fare il punto sul moderno camminare che sempre più è legato all’assistenza “digitale” fornita dai satelliti, come puntualizzano Dino Marcandalli e Marcello Sellari, autorevoli rappresentanti dell’escursionismo “senior”.

Ma che cosa fa dell’andare a piedi un must dei nostri tempi? Sicuramente hanno buon gioco le vacanze al risparmio e una rinnovata coscienza ambientale che dovrebbe sospingere sempre più verso un made in Italy del turismo, verso l’agriturismo e le ormai classiche settimane verdi, alla scoperta del patrimonio culturale e naturale del nostro Paese.

Oggi però bisogna anche considerare l’affermarsi di due tendenze contrastanti: lo slow foot, ovvero il viaggio lento in pieno relax e senza stress; e le corse ultratrail fino allo sfinimento che in montagna sono sempre più numerose e piacciono molto ai podisti amatori del cosiddetto “skyrunning” che si sfidano in competizioni talvolta davvero “titaniche”.

Quale rapporto può esserci tra questi due opposti estremismi? Apparentemente nessuno, a parte il fatto che è comunque indispensabile valersi di un sentiero. E tuttavia l’impegno fisico non è da sottovalutare nemmeno andandosene a spasso lungo i ruvidi percorsi dell’Appennino.

Escursionisti al Devero
Escursionisti lungo la Via Alpina nelle Alpi Lepontine (ph. R. Serafin)

In entrambi i casi si sente dire che la mente in cammino (o in corsa) si accorda al ritmo del passo, entra in sintonia con il corpo e al tempo stesso si apre al mondo circostante. Non va dimenticato, d’altra parte, che il Novecento è iniziato, scoppiettante, con il culto del dinamismo e che il nuovo Millennio si caratterizza per questa voglia di riscoprire la lentezza. Due tendenze che non hanno mai cessato di coesistere.

Andare per sentieri dovrebbe dunque rappresentare uno degli aspetti vincenti dell’industria del territorio a basso impatto ambientale e all’insegna della soft economy. Il bacino di utenza sembra in espansione anche in virtù dell’opera di proselitismo svolta dai nuovi media. E la rete sentieristica italiana, curata in larga parte dai volontari del Club alpino, ha dimensioni galattiche, difficilmente censibili.

Quarantamila chilometri di sentieri sarebbero curati direttamente dal Cai secondo dati abbastanza recenti. I dati sono comunque difformi. I quarantamila chilometri diventano secondo altre fonti sessantamila o più.

Ma quanti di questi percorsi sono segnati, fruibili? Lo erano sicuramente una quindicina d’anni fa i seimila chilometri del Sentiero Italia lungo il quale si è svolto il Camminaitalia con la partecipazione degli iscritti al Cai e delle “penne nere” dell’Ana, che ha avuto il pregio di recuperare una sentieristica minore dalla Sardegna alla Sicilia, dagli Appennini alle Alpi con arrivo a Trieste.

Del Camminaitalia si interessarono i giornali e la Tv. Si pubblicarono libri, si distribuì un film. Per la prima volta in quella circostanza, l’escursionismo sembrò bucare gli schermi. Al festival di Trento nel 2000 si parlò per la prima volta di un’Europa dei sentieri: comprendendo gli assidui, le famiglie e gli occasionali, si calcolarono circa 10 milioni di escursionisti in Francia, 9 milioni in Germania, 8 milioni in Gran Bretagna e 4 milioni in Italia.

Il numero degli escursionisti, e non solo quelli pedestri, anche ciclisti ed equestri, è dunque in grande espansione, è un trend in costante crescita, spiegò esultante un esperto. Ma che cos’è successo in questo lungo periodo che ci separa dall’eroico Camminaitalia? Sul versante del turismo sostenibile proliferano i progetti “verdi”, gli inviti a scoprire la natura, o ciò che resta, a piedi, a cavallo o in bici, con il ripristino di argini di fiumi e sedi di ferrovie dismesse su cui si dovrebbero avventurare (si fa per dire) migliaia di cittadini in cerca di evasione.

Su tutti i progetti sembra svettare la Via Alpina sotto l’egida della Convenzione delle Alpi. Il percorso si snoda, a quanto si apprende su internet, da Trieste (Italia) a Monaco, dall’Adriatico al Mediterraneo, con i suoi 5.000 chilometri di sentieri segnalati in 5 itinerari, attraverso otto Paesi europei: Slovenia, Italia, Austria, Germania, Liechtenstein, Svizzera, Francia e Principato di Monaco.

La rete mette a disposizione relativamente agli itinerari, diverse topo-guide, carte e opuscoli e un sito ben fatto. Sul sito le 340 tappe sono selezionabili una per una con schede esaurienti, per oltre 5.000 chilometri di escursioni dal livello del mare ai tremila metri di quota, con più di 60 passaggi di frontiera.

Va ribadito infine che oggi l’escursionismo parla diverse lingue, compreso l’occitano, e non è affatto uno sport d’altri tempi come viceversa lo definisce Lorenza Russo nel suo affascinante manuale “Camminare in montagna” edito da Hoepli. Si diffonde il nordic walking, camminata nordica con i bastoncini. Deep walking, camminare profondo, è il termine coniato da un’agenzia turistica con una selezione di viaggi in cui lo stile è improntato “alla ricerca interiore, alla sobrietà, alle scelte consapevoli nei consumi”. Anche il marketing vuole la sua parte. Grussgot!

Ser

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