Lorenza, il Finalese e la guida autobiografica sentimentale
Si può scrivere una “guida sentimentale” per una località turistica? La milanese Lorenza Russo ci ha provato con la sua Autobiografia finalese (Melangolo, 93 pagine,12 euro) e ha dato ancora una volta una grande prova del suo talento di scrittrice innamorata delle montagne. Quelle montagne che spesso si limita a sognare dalla sua casa di porta Garibaldi a Milano, dopo avere dedicato molto tempo alle Dolomiti. Ma ora ciò che più le sta a cuore è il Finalese, un territorio eccezionalmente ricco e vario, non solo da un punto di vista geografico. “Il Finalese”, spiega Lorenza nel suo blog (www.lorenzarusso.com), “è vita di mare, di arrampicata, di passeggiate nella macchia e di borghi medievali, ma è soprattutto un luogo in cui c’è sempre tempo per fare altro, perché il territorio è compatto. È un mondo declinato in una varietà di paesaggi che si armonizzano ai diversi toni dello spirito e avvolto in una dimensione temporale insolita e affascinante. È una realtà che si frammenta cambiando prospettiva, è un sentimento che muta di intensità a seconda del clima”. Il suo nuovo libro descrive i luoghi del Finalese, cercando di restituirne l’anima. Un libro gradevole da leggere, ma anche da usare come guida escursionistica, grazie alla comoda appendice di istruzioni per l’uso.
“L’Italia è un immenso pontile di pietra”, riflette Lorenza, “che l’Europa meridionale getta nel Mediterraneo. Camminando lungo i due bordi esterni si incontrano zone rocciose di grande fascino, con la distesa d’acqua che luccica a breve distanza. In ogni stagione possiamo fare un’escursione montana dove l’aria profumata di resina si mescola all’odore, innegabilmente estivo, della salsedine. Il mare è quello della Liguria, una regione in cui il connubio tra acqua salata e roccia è assoluto, senza intermediari, senza pianure”.
Ed ecco un suo consiglio “d’autore” al turista che va da quelle parti. “Da Varazze si sale in auto, con mille curve, sul Monte Beigua, 1.286 m, la prima elevazione seria della catena appenninica. I “montanari” non si scoraggino, l’escursione offre panorami sorprendenti (anche per me cresciuta sulle pallide e divine Dolomiti). Lasciata l’auto al rifugio Pratorotondo si imbocca la stradetta contrassegnata con il cartello AV: inizia qui la tappa 20 dell’Alta Via dei Monti Liguri (AVML) che porta al Passo del Faiallo. L’AVML è un lungo percorso che collega Ventimiglia a Ceparana, in provincia di La Spezia, e che si snoda sull’arco montuoso che incornicia il Golfo di Genova e le due riviere”.
“Qui”, continua Lorenza, “siamo nel Parco del Beigua, il più vasto parco regionale ligure, 8.715 ettari a cavallo tra le province di Savona e Genova, eletto nel 2005 al grado di Geoparco internazionale nell’ambito della Rete Globale dell’Unesco. La designazione illustre è dovuta allo straordinario patrimonio geologico, che “risulta particolarmente significativo per la comprensione dell’evoluzione della catena alpina”. Tanto si legge nelle cartine escursionistiche a disposizione al rifugio. Con queste nozioni nella testa Davide e io cerchiamo di non badare al freddo pungente: il mare, vicinissimo, spira il suo vento largo, soffiando verso di noi una nebbia densa che ci bagna le giacche. ‘È il gaigu’, mi dice lui che è cresciuto in zona. Il nome non mi consola, tiro su lo scaldacollo fino al naso e calo il berretto quasi sugli occhi tanto non c’è nulla da vedere, tranne gli strati affioranti di serpentinite, una roccia originata dal fondo di un antico oceano e tossica per molte specie vegetali che quindi faticano a colonizzarla”.
Niente paura. E’ lo svelamento progressivo della bellezza a creare in Lorenza nuove emozioni: dopo un quarto d’ora il gaigo inizia a diradarsi, alla sua sinistra intravede una prateria punteggiata di pini neri: alcuni, distaccati dagli altri, per un effetto ottico dovuto all’aria mossa, sembrano fanti in avanscoperta, che corrano per un breve tratto e poi si arrestino di scatto.
Ora a destra aumenta la luce, l’immenso specchio del mare riverbera su di noi il calore dei raggi solari e i nostri passi intirizziti si sciolgono in una camminata più fluida in vista dell’orizzonte liquido. È la meraviglia. Davide propone a Lorenza una deviazione alla cima del Rama: in pochi minuti, tra alberi contorti dal vento, arriviamo alla croce e firmanoil libro di vetta. Sotto di loro, quasi a picco, ci sono Arenzano e Genova. In mare un motoscafo si diverte a disegnare nell’acqua d’argento cerchi perfetti, mentre un aereo si stacca dalla pista dell’aeroporto Cristoforo Colombo: per un attimo cielo e mare si confondono, il motoscafo sembra galleggiare nell’aria sempre più calda e l’aereo pattinare sul pelo dell’acqua. Anche il vento pare imitare il rumore delle onde. Questo vento che, mi racconta Davide, in primavera viene cavalcato da immensi stormi di uccelli migratori, aquile, falchi e cicogne che dall’Africa subsahariana raggiungono le valli del parco attraverso Gibilterra, Spagna e Francia. Per poi fare l’inverso in autunno”.
Fin qui il suo racconto della gita sul Beigua. Da anni Lorenza Russo scrive di cultura alpina, di escursionismo e di ambiente in libri, favole e articoli. Dopo aver dedicato molto tempo alle Dolomiti, si è spostata nel Ponente Ligure e ha scritto una guida gastronomica del Finalese (Dove nel Finalese. Il meglio di osterie, locande, agriturismo e prodotti tipici, Torino, Cda&Vivalda, 2003), territorio a cui è particolarmente legata. Dal rapporto con i “monti pallidi” sono nate una tesi di laurea in glottologia, poi trasformata in una guida escursionistico-toponomastica dal titolo Pallidi Nomi di Monti. Camminare nel territorio delle Regole d’Ampezzo tra Linguistica, Natura e Storia (esaurito) e il libretto di favole Bestiario d’Ajal, edito dal Comune di Cortina d’Ampezzo, illustrato dall’autrice e tradotto in dialetto ampezzano, nel testo a fronte, dall’amico Ernesto Majoni. Nel 2011 ha collaborato con un itinerario dolomitico al libro di Paola Lugo 101 camminate in montagna edito da Mondadori. La grande passione per la montagna l’ha portata a scrivere due manuali per la casa editrice Hoepli, Camminare in montagna (2008) e Camminare nei boschi (2012). Nel 2008 ha scritto la favola naturalistica La grande giornata di Loazzolo per la neonata oasi WWF del Forteto della Luja, a Loazzolo nelle Langhe astigiane.
Dal 1992 al 1999 ha scritto articoli di cultura alpina per la rivista mensile “Alp” (Cda&Vivalda ed.) e per il semestrale “L’Alpe” (Priuli&Verlucca ed.). Dal 1995 al 2000 ha seguito la redazione del semestrale “La Buona Neve – Semestrale di sci e contorni” diretto ed edito da Rolly Marchi scrivendo recensioni di libri montani e articoli vari sulla montagna d’inverno e sui protagonisti dello sci. Infine, dal 2005 collabora con “Ladin! – Rivista ufficiale dell’Istituto culturale delle Comunità dei ladini storici delle Dolomiti Bellunesi”.
Ser