La grande mostra per i 150 anni del Club Alpino Italiano
Lo Spazio Oberdan di Milano, concesso dall’Amministrazione Provinciale, nota sede di esposizioni ad alto livello storico e artistico, ha ospitato dal 17 maggio al 7 luglio 2013, con ingresso libero, una delle manifestazioni più importanti fra quelle destinate a celebrare i 150° anni di vita del CAI: la mostra “La Lombardia e le Alpi nel 150° anno di fondazione del Club Alpino Italiano”.
Si tratta di una rassegna senza precedenti dedicata alle montagne della Lombardia, alle sue genti e al loro rapporto con le realtà metropolitane. Il legame del CAI con il territorio della Lombardia è strettissimo. Sette sono le sezioni storiche fondate nell’Ottocento: Bergamo (1873), Como (1875), Cremona (1888), Lecco (1874), Milano (1873), Monza (1899) e Sondrio (1872). E’ inoltre frutto della collaborazione tra il CAI e il Touring Club Italiano, infatti, la completa descrizione alpinistica, ma anche geografica, storica e naturalistica del territorio lombardo, con 16 volumi della “Guida dei monti d’Italia”, oltre 8000 pagine, migliaia di schizzi, cartine e fotografie.
La mostra è frutto di un’iniziativa della Sezione di Milano del CAI fondata nel 1873, con importanti contributi delle “banche della memoria” distribuite sul territorio: dalla Biblioteca della montagna del Palamonti di Bergamo alla Biblioteca della Società Escursionisti Milanesi, dalla Sezione Valtellinese a quella di Lecco dedicata all’indimenticabile Riccardo Cassin. Anche se è dall’archivio della Sezione di Milano e dalla prestigiosa annessa biblioteca “Luigi Gabba” che proviene la parte più consistente del materiale esposto.
Grazie quindi alla collaborazione delle numerose Sezioni lombarde del CAI si sono esposti documenti rari, cimeli di spedizioni extra-europee, libri e pubblicazioni storiche, cartografie, dipinti e panorami d’epoca, modellini di rifugi lombardi, fotografie storiche e moderne, attrezzi alpinistici d’ogni tipo e moltissimi altri materiali, provenienti anche da collezioni private, per raccontare e far rivivere il lungo sviluppo dell’alpinismo in Lombardia dall’800 ai giorni nostri. E’ stato anche possibile visionare rarissimi filmati d’epoca e pellicole d’attualità provenienti dalla Cineteca Nazionale del CAI e da archivi privati.
La mostra allo Spazio Oberdan voleva essere anche lo specchio dell’operosità lombarda che trova riscontro nella frequentazione sportiva della montagna: fra le curiosità va annoverato il Rampichino, prototipo di mountain bike lanciato a Milano con una grande campagna pubblicitaria negli anni Ottanta, le scarpette da arrampicata “aerlite” con cui i sassisti della Val di Mello hanno mandato in pensione i vecchi scarponi, il curioso “arpione Roseg” commercializzato dalla Sezione Valtellinese del CAI che ha innovato la tecnica dell’arrampicata su ghiaccio.
Fra i tanti personaggi che costellano la storia dell’alpinismo in Lombardia da segnalare il medico milanese Vittorio Ronchetti, primario dell’Ospedale Maggiore, che un secolo fa, tra il 1907 e il 1913, effettuò ben cinque spedizioni nel Caucaso centrale. Ronchetti interpretò in anticipo sui tempi una vocazione all’alpinismo extraeuropeo che troverà poi massima espressione con le grandi spedizioni internazionali – il K2 nel 1954 e il Gasherbrum IV nel 1958 concepite in Lombardia con il patrocinio del Cai e il coinvolgimento dei migliori alpinisti dell’epoca.
La rassegna teneva poi conto di un’altra importante eccellenza regionale: la capacità di raccontare su libri e giornali la montagna e l’alpinismo, un’attività in cui Dino Buzzati fu maestro assieme a una eletta schiera di alpinisti-scrittori quali Antonia Pozzi, Clemente Rebora, Ettore Zapparoli e Giovanni Bertacchi. In una sala, assieme a scritti e documenti d’archivio, campeggerà il celebre Duomo di Milano in forma di montagna dolomitica, dipinto dallo stesso Buzzati.
Infine, considerato che la Lombardia conta forse più di ogni altra regione alpinisti di valore che si distinguono in ogni specialità, una sezione li ha messi in primo piano con una certa enfasi. Ognuno di loro rappresenta infatti uno stereotipo che l’obbiettivo di Marco Mazzoleni coglie alla perfezione in una serie di ritratti esclusivi: Cassin homo faber, lottatore che mai si arrende; Achille Compagnoni, montanaro e gentiluomo blasé; Sandro Gogna, intellettuale e filosofo; Silvio Mondinelli, fortissimo, generoso e scanzonato; Nives Meroi, la farfalla che si posa sulle più alte cime della terra, Adriano Greco, Speedy Gonzales delle altezze. Ma questi ritratti non rappresentano che una minima parte dell’omaggio che la rassegna allo Spazio Oberdan ha inteso rendere ai grandi amici lombardi della montagna.
La mostra si è effettuata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano e ha goduto del patrocinio della Presidenza generale del CAI, e si è avvalsa della collaborazione della Presidenza del Gruppo Regionale Lombardo del CAI. Ha goduto anche del patrocinio del Comune di Milano e di quello della Regione Lombardia. Il Comitato scientifico era composto da: Pino Brambilla (presidente Commissione cinematografica CAI Sezione centrale), Piero Carlesi (presidente Commissione cinematografica CAI Sezione di Milano), Giuseppe Garimoldi (scrittore, pittore, tra i maggiori esperti di fotografia di Montagna), Angelo Recalcati (storico, collezionista di libri e cimeli legati al mondo della Montagna) Lorenzo Revojera (Ingegnere, scrittore, socio benemerito della sezione di Milano del CAI).
Il catalogo è in vendita presso la Sezione di Milano e la Libreria Internazionale Hoepli.
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